Informazioni su Moncrivello

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Il paese di Moncrivello sorge su una collina d’origine morenica a cavallo tra Canavese e Vercellese; i suoi confini sono lambiti dalle acque della Dora Baltea verso ponente e dalle piane vercellesi verso levante, ma Moncrivello non è ristretto al borgo arroccato sulla collina sormontata, ancor oggi, dal possente castello, le sue terre spaziano ben oltre raggiungendo “strategicamente” i confini dei comuni limitrofi.
Nonostante la vicinanza ad insediamenti di origine romana (Cigliano, Mazzè, Chivasso), Moncrivello non venne interessato da quest’esperienza; talune ricerche condotte sull’attuale collina moncrivellese hanno consentito di recuperare alcuni reperti di quell’epoca, ma sarebbe teoria troppo azzardata il tentare di ricondurre un qualche scarso reperto archeologico ad una vera e propria colonizzazione.
Le prime notizie storiche riguardano, infatti, alcuni villaggi che sorgevano all’interno degli attuali confini comunali; in una permuta del 997 tra il vescovo di Vercelli Adalberto ed i fratelli Riccardo ed Ottone di Uliaco si accenna appunto a tal Uliaco e al villaggio di Moriondo.
Uliaco, rovinato nelle guerre del secolo XIV, vide allora la sede signorile emigrare nel vicino Moncrivello, il luogo fu poi confermato alla Chiesa di Vercelli dall’imperatore.
Il primo documento, in cui si faccia menzione del villaggio di Moncrivello, è il diploma emanato il 17 ottobre 1152 dall’imperatore Federico I, dietro istanza di papa Eugenio III, a favore della Chiesa di Vercelli e dell’allora vescovo Uguccione.
In questo documento, fra le varie donazioni e possessioni confermate alla Chiesa Eusebiana, leggesi Montecrivellum, ma Irico ed altri storici scrisseroMoncravellum o Monscaprarum, così detto dal fatto che nei tempi antichi vi si allevavano numerose capre, e con questa seconda denominazione viene indicato nel diploma dell’imperatore Enrico VI del 1191.
Al tempo delle guerre civili dei Vercellesi, Moncrivello era già munito di un’importante rocca e di valide fortificazioni e, nonostante una vendita fatta al comune di Vercelli nel 1243, restava ancora sotto la giurisdizione vescovile.
Dal XIV secolo in poi, la storia della comunità di Moncrivello seguì per lo più, a detta degli storici, la sorte del castello e del feudo ad esso legato.
Oggi Moncrivello si presenta come un piccolo paese di periferia, antico e moderno allo stesso tempo: i fabbricati rurali signoreggiano nelle campagne, villette e palazzotti hanno popolato la collina; i fiorenti vitigni di un tempo hanno ceduto di fronte all’avanzare imponente dei boschi; l’agricoltura, primaria fonte di ricchezza nei secoli passati, è divenuta retaggio di poche famiglie, lasciando ai giovani la speranza di un lavoro “sicuro” nel terziario.
 Le chiese

S Eusebio
Parrocchiale di S. Eusebio
Anticamente veniva indicata come maioratus nuncupata o maggiorato, perciò ancora oggi il parroco è definito mazzaro. Ricostruita nel 1856 sul suolo dell’antica chiesa, in seguito ad un progetto dell’ingegner Malinverni, venne consacrata il 22 gennaio 1858. Presentava una pianta a croce greca con cinque altari, di cui oggi rimane solo quello dell’ala destra (Santissimo).
Al suo interno troviamo quadri di pregevole valore: di fronte l’altare maggiore si vede La Nascita del Salvatore, inizialmente attribuito a Gaudenzio Ferrari, si scoprì essere opera del Lanino, dove è rappresentato il committente Cesare De Maio, marchese di Moncrivello, databile quindi intorno la seconda metà del XVI secolo. Nell’ala destra si ha La deposizione di Cristo dalla croce, recante la firma di Giovenone il Giovane (1570): il Cristo sta in grembo alla madre e fra i discepoli vi sono un vescovo, un frate ed un laico (probabilmente il committente). Nell’attuale fonte battesimale è disposta La Risurrezione di Cristo, trittico originalmente sistemato sull’altare detto di S. Orsola. Incerta l’attribuzione; Gaudenzio Ferrari o uno dei Giovenone. La tavola rappresentante S. Maria Egiziaca portata in Cielo, ora conservata all’interno della sacrestia della Parrocchiale, è stata attribuita a Gaudenzio Ferrari. Sopra il portale principale d’ingresso è possibile osservare un pregevole organo di 1500 canne, composto da una sola tastiera di 21 tasti e 36 registri e dalla pedaliera, costruito nel 1861 da Camillo Bianchi, organaro di Novi Ligure.

S Francesco
Chiesa di San Francesco
Tra le chiese più antiche di Moncrivello, si trova sulla piazza prospiciente al castello ed all’antica Casa di S. Spirito, palazzo comunale tra XVI e XVIII secolo. Fu in origine sede di una Confraternita maschile e probabilmente utilizzata come Cappella signorile dai Marchesi. Di origine romanica, subì vistosi rifacimenti nel corso del 1500 e nei secoli successivi: curiosa la torre campanaria di vago cenno saraceno.

Chiese di S. Cristoforo, S. Sebastiano, S. Antonio e S. Rocco
Sono le chiese più antiche del paese, disposte ai quattro angoli del borgo, accoglievano i pellegrini ed i viandanti al loro passaggio. È facile supporre che fossero originariamente affiancate da un posto di stallaggio e di ristoro; fino alla prima metà del secolo scorso, infatti, nei pressi delle stesse, si trovavano laghetti artificiali (volg. Ausini) utilizzati per l’abbeveraggio del bestiame.

S antonio S Bastiano
 S Cristoforo S Rocco

Miralta
Santuario di Miralta
Piccola chiesa databile all’inizio del X secolo, e successivamente ampliata intorno al 1930. Sorge sulla collina omonima, dove vi furono i primi insediamenti abitativi. Numerosi sono i cenni, a partire proprio dal X secolo, al borgo di Miralta (o Miralda), infeudato ai signori De Bondoni e successivamente entrato a far parte del Marchesato di Moncrivello nel corso del XVII secolo. Il santuario è dedicato alla Vergine Assunta in cielo, solennità ricorrente il 15 agosto.

 


Convento
Santuario della Beata Vergine del Trompone
Santuario diocesano costruito per volontà di Gabriella Valperga di Masino, moglie del marchese Cesare de Maio, in seguito dell’apparizione della Madonna alla Miglianotta nell’aprile 1559. I lavori di costruzione seguirono alla Breve del papa Pio IV nel 1562 e proseguirono per diverso tempo, portando a notevoli modifiche nel corso dei secoli. Dopo esser stato convento dei frati Minori Riformati e dei monaci Cistercensi, nel 1881 divenne sede del Seminario. Oggi ospita un centro fisioterapico gestito dai Silenziosi Operai della Croce.
 Il Castello
Non esistono documenti che riportano la data precisa della costruzione di questo castello ma, si suppone risalga all’anno mille; per quanto nei secoli abbia subito numerosi rimaneggiamenti resta ancora il torrione a testimoniare la sua origine medioevale.
Il primo documento dove si nomina Moncrivello è un diploma emanato nel 1152 dall’imperatore Federico I, il Barbarossa, a favore della chiesa di Vercelli, dove tra le varie donazioni è inserito Moncrivello.
L’egemonia vescovile continuò fino a quando, nel 1394 passò alla famiglia dei Fieschi di Genova, conti di Lavagna, e precisamente ad Antonio Fieschi, che non si dimostrò giusto e umano portando la popolazione ad un punto tale che nel 1399 insorse; gli abitanti s’impadronirono della rocca e si consegnarono spontaneamente ai Savoia e più precisamente ad Amedeo VIII.
AmedeoVIII fu uomo giusto e di grand’autorità; raccolse in codici le leggi dei suoi antenati sotto il titolo di “Statuta Sabaudiae”, curò l’agricoltura e il commercio; stanco del trono, abdicò a favore del figlio Ludovico ritirandosi con un gruppo di cavalieri e dando origine, nel 1434, all’ordine dei cavalieri di S. Maurizio. Fu poi eletto papa dal concilio di Basilea sotto il nome di Felice V, carica cui poi rinunciò.
Il figlio Ludovico sposò, nel 1432, Anna di Cipro ereditando il titolo di re di Cipro che portarono anche i suoi discendenti fino a Vittorio Emanuele II.
Il suo successore Amedeo IX fu tanto religioso e caritatevole da meritarsi il titolo di Beato; sposò Jolanda di Valois, figlia di Carlo VII, re di Francia.
Jolanda fu sicuramente una figura importante per il ducato, di cui tenne la reggenza a favore del consorte infermo, e fu anche importante per la storia del castello; Jolanda amava molto questo luogo che le fu donato dal consorte poco prima di morire.
Con lei il castello passò da fortezza, luogo atto ad ospitare uomini d’arme, a residenza signorile.
Furono aggiunti: lo scalone elicoidale, le finestre ornate con cornici in cotto, i merli che ornano i muri di cinta, i soffitti a cassettoni, che si sono conservati fino a noi.
Jolanda fece anche costruire il Naviglio dl Ivrea, prima via d’acqua navigabile per Vercelli, i cui redditi furono tutti utilizzati per il castello e per il popolo di Moncrivello.
Carlo I, nella cornice del castello, appena restaurato, accolse e vide per la prima volta la sua sposa Bianca del Monferrato; qui furono accolti i due grandi cortei nuziali che provenivano da Casale e da Torino, ciò a testimonianza che il castello era formato da una struttura molto più grande rispetto a quella che è giunta fino a noi.
Come Jolanda, Bianca rimase vedova molto presto e anch’essa tenne la reggenza per il figlio ancora piccolo, quest’ultimo morì all’età d’otto anni.
Sul trono sabaudo salì quindi Filippo II Senza Terra, fratello di Amedeo IX, che in seconde nozze ebbe Carlo II, il Buono.
Questi sposò Beatrice del Portogallo donandole il castello; con lei si chiude il periodo più bello della storia di questo castello; iniziano, infatti, in questo periodo le lotte tra Francesi e Spagnoli, lotte che interessarono anche le nostre contrade.
Il castello quindi passò nuovamente nelle mani di uomini d’arme e più precisamente a Cesare De Majo capitano generale dell’artiglieria di sua Maestà Cattolica, a cui il maniero fu donato per importanti meriti nella guerra contro i Francesi.
Il De Majo non ebbe figli gli succedette il nipote Giustino Pompeo Lignana che, a sua volta ebbe cinque figlie femmine.
Morto nel 1610 ed estinta così la linea maschile, il feudo passò alla vedova e successivamente alle tre figlie, Jeronima, Eleonora, Lucrezia feudatarie nel 1619.
Dopo un ventennio di dispute e liti, il castello ed il feudo di Moncrivello passarono in mano ai Roero di Settime, i quali cedettero i loro diritti al marchese di Pianezza nel 1665, ma nel 1680 il conte Carlo Cesare Roero riacquistò tali diritti ed il castello rimase in possesso dei Roero fino al 1692 quando, la vedova del conte Carlo Cesare Roero sposò Francesco Giovanni Tommaso Del Carretto, stabilendo così a Moncrivello la linea dei Del Carretto di Gorzegno.
Il castello rimase ininterrottamente in possesso dei Del Carretto dal 1692 fino al 1817 o 1825 quando, la struttura fu parzialmente distrutta da un incendio e si ridusse alla torre, alle sale e alla grande cantina ancora esistenti; certo è che fino al 1815 il castello aveva tre porte con ponti levatoi e tutto il muro di cinta con parecchie torri.
Il maniero fu quindi abbandonato e i Del Carretto si trasferirono in una villa che, al tempo si trovava al fondo del grande parco che circondava la struttura.
Il castello dunque andò sempre più in degrado ricoprendosi di edera e perdendo via via parti del parco.
Questa situazione continuò fino al 1972 quando, il cavaliere Giovanni De Francisco, l’acquistò cominciando l’opera di restauro che portò la struttura all’attuale stato di conservazione.
A partire dal 1996 il castello è aperto stagionalmente al pubblico e concorre alla promozione turistica e culturale del Canavese e del Vercellese.
Per la stagione 2009, gli orari di apertura al pubblico sono i seguenti:
In concomitanza con le manifestazioni: dalle 15.00 alle 18.30
Resto dell’anno solo su prenotazione